Riflessione alla fine

Penso di non avere una traiettoria normale riguardo il mio corso psicologico da quando sono arrivata a Firenze. Forse siccome sono già una studentessa straniera prima di venirci, sono abituata alla differenza culturale e non mi sento troppo a disagio. In altre parole, accetto e rispetto sempre che c’è la diversità, e quindi, non mi trovo scioccata facilmente e infatti non ho tanto da dire quando si parla di “culture shock”. Inoltre, grazie al mio pessimismo, mi aspetto poco quando provo una cosa nuova, in questo caso, un paese che non ho mai visitato anche se mi piaceva tantissimo da quello che sapevo nei film italiani, perché è vero che talvolta la realtà non sembra mica romantica. Per questo, non avevo paura di disilludermi e invece, c’era solo la possibilità di sorpresa in modo positivo. Non so se sia una mentalità sana, ma funziona per me. Per esempio, pensavo di essere a rischio di stare a casa di una persona antipatica ma invece, sono fortunata a incontrare il migliore “host mom” che potrei mai immaginare. Oppure mi attendevo della barriera linguistica, ma in realtà, è divertente provare a parlare l’italiano anche nella strada e non mi sembra di essere bloccata dal mio povero italiano.

🇮🇹

Una serata serena a Pisa


Però, la cosa più difficile per me sarebbe la crisi a casa dopo essere ritornata. Sono una persona sentimentale e non sopporto la certezza di una fine per tutti i begli incontri. So che è una esperienza che sta sempre nel mio cuore ma intanto, non posso negare la mia tristezza. 

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